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La porta d'acqua del Castel Nuovo

Il Castelnuovo, ossia il nuovo castello di Padova, situato nella parte della cinta muraria che guarda verso Venezia, presenta tre propugnacoli collocati lungo una cortina rettilinea con direzione nord–sud. All’estremità nord è il torrione Portello nuovo (pure chiamato Venier o Gradenigo), a quella sud è il torrione Portello vecchio (chiamato anche Buovo o Bon), in prossimità dell’asse mediano è il mastio (chiamato anche bastione Gradenigo o bastione della Rocca). Alcuni elementi di questa fortificazione sono conosciuti per i loro peculiari ed evidenti caratteri: la “strada del soccorso” ricavata nello spessore della cortina che collega i torrioni al bastione centrale; i due profondi baratri all’origine della strada del soccorso che potevano impedire l’accesso al bastione centrale una volta che i torrioni posti alle estremità fossero stati perduti; la Porta M. A. Loredan, fino al 1985 interrata e sigillata con un tipo di muratura palesemente della stessa epoca di costruzione del bastione, che reca scolpita sull'architrave la data 1519; le casematte del torrione Portello vecchio, su due livelli; quelle, ancora poco note, del torrione Portello nuovo. Dagli studi storici più noti non emergono convincenti ipotesi circa la geometria dell’impianto su cui fu iniziata la costruzione del Castelnuovo. Ma sia la lettura critica dei luoghi, sia lo studio delle fasi progettuali e di quelle costruttive ci fanno ora intravvedere un’ipotesi generale dell’architettura del castello. Tuttavia, è bene precisare che l’obiettivo di questi nuovi studi non è la ricerca di un’idea geometrica su cui ipotizzare un progetto originario.

Questi studi, al contrario, sono rivolti alla ricostruzione critica di alcune delle fasi costruttive del “nuovo castello”, fasi di cantiere che, pur essendo successive ad un primitivo tracciato generale, sono da ritenere di grande interesse documentale e architettonico sia perché vi lavorarono migliaia di uomini per almeno 35 anni, a partire dal 1515, sia perché ci permettono di capire meglio l’intera evoluzione costruttiva di questa parte delle mura padovane. In questa prospettiva ci sembra irrinunciabile un fermo proposito di tutela integrale, monito necessario questo, perché talvolta gli operatori meno avveduti ritengono che alcune parti vadano considerate come “superfetazioni” (un termine che per fortuna nessuno più usa nel trattare di architettura storica). La imprudente rimozione di queste parti potrebbe impedirci di intuire o svelare la complessità storica e architettonica del monumento. Al contrario, un atteggiamento prudente e conservativo non solo migliora lo stato di conservazione, ma consente un più meditato rinnovo della fruizione da parte del pubblico, soprattutto quando si tratti di architetture speciali ed estese come sono le mura di Padova.

La storia del Castelnuovo è strettamente legata ai repentini mutamenti politico-militari cui fu sottoposta Venezia durante il periodo che va dal 1504 al 1523. I trattati di Blois del 1504 avevano sancito una larga alleanza tra il papa Giulio lI, il re di Francia Luigi XII e l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, contro Venezia. Durante questo lungo e tormentato periodo vi fu qualche tentativo da parte dei padovani di recuperare un'identità politica propria, ma con scarso successo: anche per questo era stata deliberata la costruzione del nuovo castello. Nel 1507, con la Lega di Cambrai, inizia la campagna militare contro Venezia: battuta ad Agnadello nel 1509, la Serenissima concentrerà i suoi sforzi logistico-militari su Padova, caposaldo della difesa dalla terraferma. Padova viene rapidamente circondata con una nuova, imponente cerchia di mura, nella quale una speciale funzione difensiva viene assegnata al Castelnuovo. È difficile valutare se lo sforzo immane sostenuto per munire la città sia stato davvero eccessivo, in considerazione dell'unico, seppur rilevante bombardamento eseguito dagli imperiali al bastione Codalunga nell'autunno del 1509. Alcune osservazioni di Guidobaldo duca di Urbino con riguardo alle spese esorbitanti sostenute per munire Padova, sostengono, con autorevole competenza, che lo stesso effetto poteva essere ottenuto con una spesa molto minore.

Nell’agosto 1984 la Nettezza Urbana di Padova, che occupava i luoghi di cui parliamo, fu traslocata in altra sede. Successivamente, il Comune fece eseguire alcuni scavi di prospezione all’interno del Bastione della rocca e sul terreno golenale adiacente, nonché un primo rilievo fotografico e topografico del sito. Furono così possibili le prime certe valutazioni di quanto era rimasto di una grande struttura difensiva. I progetti e i lavori di sistemazione dell'area che vi seguirono, fra il 1985 e il 1988, permisero di evidenziare ancora di più il valore di quell’architettura, delineandosi con maggior precisione la struttura di un castello, appunto il Castelnuovo. I dati più eloquenti, in questa prima ricostruzione dell’insieme, provenivano dalla scoperta del passaggio d'acqua sotto l'edicola di S. Prosdocimo a lato della porta fluviale, inoltre, dalla conformazione stratigrafica del terreno golenale che fu analizzato con cura e, infine, dal ritrovamento del leone di S. Marco, presumibilmente abbattuto all'epoca della dominazione francese.

La scoperta del passaggio d'acqua, che corrisponde per sezione e posizione altimetrica alla strada interna del soccorso collegante i torrioni Portello Vecchio e Portello Nuovo, suggerì una prima ipotesi circa la presenza permanente dell’acqua sul fondo dei due baratri posti alle estremità della grande muraglia arcuata del mastio. Questi baratri costituiscono una cesura fra il mastio e il resto del castello e potevano essere scavalcati mediante il ponte levatoio. Fu valutata l’esistenza di una possibile relazione logica fra i muri con cui fu sigillato il portale d’accesso alla rocca in un periodo molto prossimo a quello della sua costruzione, e la conformazione del terreno golenale accumulato durante quasi cinquecento anni sul bordo del canale, in modo da stabilire i motivi che determinarono la sigillatura del passaggio d'acqua, della porta e della pusterla.

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